Ficulle
Ficulle è un piccolo borgo medioevale in provincia di Terni le cui origini risalgono al periodo etrusco, quando una popolazione rurale di piccole dimensioni usava le grotte della zona come semplici sepolcreti. In epoca romana il borgo divenne poi un importante punto di controllo lungo la via Cassia. A testimoniare l’importanza strategica del luogo in quel periodo è rimasto un cippo marmoreo dedicato al dio Mitra ritrovato nei pressi del paese qualche secolo fa e conservato nella chiesa di Santa Maria Vecchia.
Ficulle deve il suo nome alla lavorazione artigianale della terracotta, un’arte tramandata da una generazione all’altra fin dal periodo medioevale: in latino infatti “figulus” vuol dire “vasaio”.
Il suo aspetto attuale, risale al Medioevo. Infatti, quando fece parte dei territori controllati da Orvieto e successivamente, nel ‘400, entrò a far parte dei domini dello Stato Pontificio. Nel duecento il borgo infeudato venne fortificato, con la costruzione del castello e di un’imponente cerchia muraria, ancora visibile in parte, così come le sue rocche, una delle quali, alla Porta del Sole, ristrutturata di recente e resa fruibile al pubblico.
Nei lunghi anni delle lotte feudali, il paese subì a più riprese saccheggi e devastazioni, dalle quali si salvarono le due rocche e le antiche mura, che conferiscono tutt’oggi al paese la struttura tipica del borgo medioevale. Tra le vestigia del passato vi sono la duecentesca chiesa gotica di Santa Maria Vecchia; la seicentesca chiesa di Santa Maria Nuova, costruita a differenza della prima, al centro del paese, in stile tardo rinascimentale, il Castello della Sala, del XII – XIII secolo e la residenza nobiliare di Castel Maggiore. Nel tardo medioevo venne edificata pochi chilometri fuori paese l’Abbazia Camaldolese di San Nicolò, furono ristrutturate le chiese ed arricchite di affreschi, ampliato il centro storico e costruiti due nuovi borghi. Particolarmente interessante è il Castel Maggiore che è il luogo più suggestivo di Ficulle, raggiungibile passando per un dedalo di scalette e viuzze, che talvolta si allargano a formare angoli pittoreschi e piccoli slarghi, uno dei quali è la “Piazzetta”, un luogo che racchiude tutto il mistero ed il fascino del passato. Notevoli anche le due rocche medioevali, una posta a difesa della Porta del Sole, che guarda la vallata che, in uno scenario di boschi, calanchi e prati fioriti si spinge fino alle pendici dell’Amiata; l’altra, a pianta semicircolare, a nord, è un balcone naturale che spazia sulla vallata del Chiani.
Fabro
Fabro si trova in provincia di Terni, ubicata su di un colle che si erge sulla Valdichiana romana, nell’Umbria occidentale.
Le poche notizie storiche riguardanti il castello di Fabro sono tratte dalle varie cronache di battaglie e guerre, vergate dai cronisti dell’epoca e dal Codice Diplomatico della città di Orvieto. L’antico castello di Fabro era infatti sotto la giurisdizione di Orvieto, alla quale pagava i tributi.
Carnaiola è una piccola frazione del comune di Fabro, in provincia di Terni e sorge su una collina a 350 m s.l.m. Le prime notizie risalgono al periodo romano, quando una fortificazione venne costruita presso il ponte del Muro Grosso, una chiusa realizzata per limitare gli effetti delle piene della Val di Chiana durante il riversamento nel Tevere, forse su diretto volere di Nerone nel 65 d.c.Sembra che in questa zona si congiungessero una variante della strada romana Cassia e la via Traiana. Il borgo è cresciuto nel XV secolo lungo la strada che conduceva al castello. All’inizio dell’XI secolo vi venne costruito un castello a scopo difensivo, prima abitato da un certo Paris de Philipensibus e poi da membri dei Monaldeschi e dalla Congregazione dei Baroni.
Nel 1264 nacque a Carnaiola la beata Vanna, morta nel 1306, una terziaria domenicana che visse ad Orvieto: essa è patrona italiana delle sarte, delle ricamatrici e delle lavoranti dell’ago. Dapprima sepolta all’interno della chiesa di San Domenico di Orvieto, durante il Giubileo del 2000 il suo corpo venne traslato a Carnaiola. Essa viene festeggiata ogni anno il 23 luglio.
Il Baglioni, storico perugino, racconta che il capitano di ventura Francesco da Carnaiola assaltò Città della Pieve nel 1449. Il conte Orazio di Marsciano acquistò il castello nel 1602-1603 dalla Congregazione dei Baroni per poi trasformarlo in palazzo nobiliare: la proprietà del maniero venne trasmessa di generazione in generazione e si mantenne all’interno della famiglia dei Conti di Marsciano per più di 250 anni e fino oltre il 1850. Dalla seconda metà del XIX secolo passò di proprietà dei senesi Meoni di Buonconvento: insieme a loro abitò per un certo periodo anche il conte Giovanni Cozza, padre dell’archeologo, architetto, pittore e inventore Adolfo Cozza. Dal 1922 appartiene ad altro proprietario. Carnaiola fu comune autonomo fino al 1869 quando venne accorpato dall’attuale comune di Fabro che, all’epoca, faceva parte della provincia di Perugia.
Una curiosità per gli amanti della natura: i Calanchi.
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